Sicilia, silenzio totale sul “pericolo” terrorismo, Libia e immigrazione di massa

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di Salvo Barbagallo

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Stamane (17 aprile) all’alba la Digos di Palermo ha eseguito due arresti per terrorismo islamico in provincia di Novara. Si tratta di Ossama Ghafir e Giuseppe Frittitta, due uomini che si addestravano per andare a combattere con l’Isis. In particolare Ossama Ghafir è accusato di aver istigato Giuseppe Frittitta a compiere delitti contro la personalità internazionale ed interna dello Stato” e, segnatamente, i delitti di terrorismo internazionale inviandogli attraverso strumenti informatici e telematici materiale di propaganda dello Stato Islamico, informazioni relative ai combattimenti in corso in Siria, canti di guerra, video propagandistici e di combattimenti, vessilli e immagini di guerre, e invitandolo ripetutamente ad addestrarsi per recarsi a combattere nei territori occupati dallo Stato Islamico”. Ai due viene contestato anche di “…essersi addestrati, sia in concorso tra loro che separatamente, per il compimento di atti di natura terroristica, avendo acquisito, anche autonomamente, istruzioni per il compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, anche rivolti contro uno Stato estero, e in particolare addestrandosi all’uso di armi, allenandosi per raggiungere una preparazione fisica e militare idonea a combattere a fianco dei miliziani dell’ISIS in Siria o in altre località…”.

Quella di stamane non è certo la prima operazione delle forze dell’Ordine per prevenire azioni di terrorismo. Basti ricordare gli arresti compiuti dalla Dda di Palermo nel gennaio scorso dopo la scoperta di una organizzazione criminale che gestiva viaggi di migranti tra la Tunisia e la Sicilia. In carcere finirono Monti Ltaief, 47 anni, tunisino, Aymen Ouafi, tunisino, 34 anni, Noureddine Jallali, tunisini, 47 anni, Mohamed El Kouch, marocchino, 29 anni, Hassen Fadhlaoui, tunisino, 27 anni, Michele Mercurio, palermitano, 62 anni e Salvatore Sutera, palermitano, 56 anni, mentre altri sette indagati risultarono latitanti. Molto semplice il modus operandi: traffico clandestino di esseri umani organizzato da una banda di tunisini (con l’appoggio di un marocchino e due italiani) individuata dalla Procura di Palermo. Nel mirino degli investigatori gli sbarchi “fantasma”, tra la Tunisia e Marsala o Mazara, o le coste agrigentine, che avvengono con gommoni dotati di grossi motori in grado di affrontare la traversata in meno di quattro ore. Secondo gli elementi raccolti dagli investigatori e fatti propri dai magistrati l’organizzazione era in grado di garantire l’accoglienza anche in Italia, e del servizio si sarebbero serviti in passato personaggi che in Tunisia hanno avuto problemi con la giustizia, accusati di criminalità comune e politica.

La situazione oggi si è aggravata per la guerra che sta infiammando la Libia tra Haftar e Al Sarraj per il controllo di quel Paese a due passi da Casa nostra, come abbiamo sottolineato in più circostanze. E’ stato lo stesso premier del governo nazionale riconosciuto riconosciuto dall’Onu e appoggiato dall’Italia, Fayez al-Sarraj, ad avvertire che ottocentomila “profughi” sono pronti per dirigersi verso l’Italia – prima tappa, ovviamente, la Sicilia – se i combattimenti in corso non avranno una conclusione pacifica. Bartolo dell’Orto sul quotidiano Il Giornale, giorni addietro in un suo reportage scriveva: Il rischio di una nuova partenza di massa di immigrati dalle coste libiche è dietro l’angolo. Continuano a ripeterlo Conte, Al Serrai, la Trenta e pure Salvini. Ma quel che preoccupa ancora di più è il fatto che tra i migranti sui barconi potrebbero nascondersi anche terroristi disposti a esportare in Europa la guerra. E il vice premier Matteo Salvini rincarava la dose: “Ci sono 500 terroristi detenuti nelle carceri libiche, non vorremmo che arrivassero via mare”, e il premier Conte aggiungeva “… La crisi umanitaria potrebbe portare foreing fighters in Italia”.

Forze dell’Ordine e Governo nazionale, quindi, sembrerebbero pienamente consapevoli della grave condizione che si sta vivendo in questi giorni a seguito dei tragici avvenimenti che stanno insanguinando la Libia.

Quel che appare incomprensibile e irrazionale è il disinteresse totale dei governanti e politici Siciliani in merito a questa problematica  che non dovrebbe passare inosservata o in “secondo piano” proprio in Sicilia, come detto, sicura “prima tappa” di un “preannunciato” ed enorme flusso di migranti, fra i quali possono con facilità camuffarsi terroristi islamici.

Ben riposta la fiducia negli investigatori, ma la questione non riguarda solo prevenzione o repressione del “fenomeno” migrazione con susseguente (impossibile) integrazione di quanti (a ragione o strumentalmente) intendono raggiungere le coste della nostra Isola, spalleggiati da presunte organizzazioni umanitarie. La “politica” tace o parla di tutt’altro, “ipotizza” faraonici progetti di sviluppo per il territorio ma, a conti fatti, non accade nulla che possa equivalere a un “coinvolgimento” di responsabilità per i fatti “reali” del quotidiano.

Forse governanti e politici ritengono la Sicilia “immune” da qualsiasi pericolo: c’è da chiedersi – se così è – da dove proviene e su cosa si basi questa certezza…

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